Bonus Nido Lazio, la denuncia dei genitori: «Fondi regionali finiti in poche ore, oltre il 90% delle famiglie senza»

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di
Natalia Distefano

Risorse esaurite in meno di 6 ore dall’attivazione sulla piattaforma Efamily. Giorgio Sestili, divulgatore scientifico e padre di una bimba: «Finanziamenti insufficienti e sistema online inaccessibile, difficile formalizzare la domanda»

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L’«ora x» per richiedere il Bonus Nido nel Lazio è scaccata ieri, martedì 26 novembre 2024, alle 15. Da quel momento è partita la corsa per accedere alla piattaforma «Efamily» e attivare i buoni servizio finalizzati al pagamento delle rette dei servizi educativi nel territorio della Regione Lazio per l’anno 2024–2025. «Le risorse finanziare disponibili per il Bonus Nido – si legge sul sito della Regione – sono pari a 4.800.000,00 euro a valere sul Fondo Sociale Europeo» e il valore del buono corrisponde a quello «della retta mensile effettivamente pagata fino ad un massimo di 400 euro mensili, per 11 mensilità». Un contributo fondamentale per molte famiglie laziali, tanto che i fondi sono andati esauriti nell’arco di poche ore, lasciando molti genitori delusi.

Sestili: «Corsa disperata e frustrata per la domanda»

Tra questi anche il fisico e divulgatore scientifico Giorgio Sestili, che si è fatto portavoce del malcontento delle famiglie e ha denunciato in una lunga lettera i malfunzionamenti della piattaforma e l’inadeguatezza dell’iniziativa della Regione Lazio: «Il Bonus Nido è un’opportunità fondamentale per molte famiglie che, tra rette sempre più elevate (per i nidi di Roma Capitale si arriva a oltre 500 euro al mese) e costi crescenti, vedono in questo contributo un aiuto indispensabile. Purtroppo, però, quella che doveva essere un’occasione di sostegno si è trasformata, ancora una volta, in una corsa disperata e frustrante per accaparrarsi le briciole di finanziamenti assolutamente insufficienti e contro una piattaforma del tutto inadeguata.




















































Piattaforma bloccata

Ecco il suo racconto: «Alle 15, come tanti altri genitori, mi sono collegato per presentare la domanda. La piattaforma era bloccata. Messaggi di errore come “Service Unavailable – HTTP Error 503” rendevano impossibile l’accesso. Inizia il tam tam di messaggi con tanti amici e colleghi con figli al nido: eravamo tutti nella stessa identica situazione. Verso le 16:30, finalmente, il sistema ha cominciato a funzionare, ma era lentissimo, instabile e continuamente mi disconnetteva in modo automatico, costringendomi a ricominciare ogni volta l’inserimento della domanda. La stessa cosa stava accadendo a tutte le persone con cui ero in contatto, mentre altri pochissimi fortunati riuscivano miracolosamente ad inserire la domanda. Parte così una corsa contro il tempo, perché la domanda può essere presentata “fino a esaurimento delle risorse disponibili” e tutti sapevamo che in poche ore i fondi si sarebbero esauriti».

Fondi insufficienti

Secondo la testimonianza di Sestili, padre di una bambina al terzo anno di nido, non è la prima volta che i fondi finiscono in fretta. «Lo scorso anno, in circostanze identiche, ho dovuto attendere le 2 di notte per riuscire finalmente a completare la procedura. Ma ieri, nonostante i miei sforzi, non sono riuscito a presentare la domanda. Ho provato fino alle 19, poi ho dovuto staccare per un impegno lavorativo. Quando sono tornato alle 21:30, lo sportello era già stato chiuso con il seguente messaggio: “Lo sportello di presentazione delle domande per l’intervento Buoni servizi per l’infanzia è chiuso in ragione dell’esaurimento delle risorse finanziarie disponibili“. Fine dei giochi. E come me, oltre il 90% delle famiglie del Lazio con figli al nido sono rimaste escluse, costrette a pagare rette che mediamente ammontano a 400 euro al mese per un servizio che, in un paese civile, dovrebbe essere garantito e gratuito».

Il malfunzionamento tecnico della piattaforma sarebbe, dunque, solo una parte del problema. Oltre alla difficoltà di accesso al bonus, a pesare c’è la questione dell’insufficienza dei fondi. Sestili denuncia: «Parliamo di un finanziamento che quest’anno, con la giunta regionale di centrodestra, è sceso drasticamente a soli 4,8 milioni di euro, contro gli 11 milioni dello scorso anno (comunque insufficienti), in una città come Roma che conta oltre 17 mila bambini iscritti ai nidi comunali e convenzionati e dove, a conti fatti, le rette annuali superano i 70 milioni di euro. E parliamo solo della città di Roma e dei nidi comunali e convenzionati, mentre il bonus della Regione Lazio è per tutta la regione e anche per chi è iscritto a nidi privati. È evidente che queste risorse non coprono nemmeno una minima parte delle famiglie che ne avrebbero bisogno: meno del 7% su Roma, meno del 5% se si considera tutto il Lazio. Mi domando se sia questa l’idea di sostegno concreto alle famiglie di questo governo».

«Diritto all’educazione non deve essere una lotteria»

Infine l’ultima stoccata: «Ci sarebbe poi molto da discutere sul valore di 60 mila euro di Isee come limite per accedere al bando. Un valore alto, che inevitabilmente porta all’esclusione di tante famiglie con redditi medio-bassi. Si dovrebbe, ad esempio, indagare su quale sia l’Isee medio delle persone che hanno avuto accesso al bando, per far emergere un sistema che non funziona e che alimenta le disuguaglianze. Ci dicono che non facciamo figli ma fanno di tutto per rendere la nostra genitorialità sempre più complicata . Perché il diritto all’educazione nella prima infanzia non può e non deve essere una lotteria».


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