L’impresa (a conduzione femminile e vocazione sociale) intende abbattere l’impatto ambientale del comparto moda facilitando lo scambio di abiti usati. E il settore del «second-hand» varrà 350 miliardi di dollari nel 2028
Trecentocinquanta miliardi di dollari. Tanto varrà il mercato second-hand nel 2028 secondo il recente Resale report di ThredUp grazie a una crescita media annua del 12%. Un ricco giro d’affari a cui guarda con interesse Mastra Sa’, Pmi tecnologica a vocazione sociale e conduzione femminile che intende abbattere l’impatto ambientale del comparto moda facilitando proprio lo scambio di abiti usati.
L’India, la Cina e i giovani
Lo studio prevede che già nel 2025 il 10% delle vendite dell’abbigliamento arriverà dall’usato. Una prospettiva di guadagno che nel 2023 ha fatto salire da 100 a 139 i marchi di settore che offrono servizi di rivendita degli indumenti. Il paese che darà maggiore soddisfazione agli operatori sarà la Cina dove per iResearch il giro d’affari del lusso di seconda mano il prossimo anno toccherà i 30 miliardi di dollari, quadruplicando quasi il traguardo del 2020. A guidare la rivoluzione sono per lo più gli under 40 (80%). Buoni i risultati registrati in Africa: il marketplace Yaga in quattro anni ha fatturato complessivamente 28 milioni di dollari vendendo circa due milioni di articoli. Punta invece a superare la soglia psicologica del miliardo di dollari il mercato second-hand d’alta gamma indiano grazie alle performance della piattaforma Luxépolis (+80% nel 2023 sul precedente).
Your Closet My Closet (YCMC), la piattaforma di Mastra Sa’
Ecco perché Mastra Sa’ ha elaborato Your Closet My Closet (YCMC), una piattaforma che consente alle grandi aziende del comparto di integrare nel loro core business lo scambio personalizzato e inclusivo dei capi di seconda mano e ai clienti di rinnovare il loro guardaroba frequentemente senza spese eccessive.
Le prime possono creare il proprio armadio digitale con una piattaforma cloud dotata di intelligenza artificiale e computer vision su cui caricare tutte le informazioni relative ai beni da scambiare, gestire le operazioni.
Ai secondi invece è destinata l’applicazione: l’utente si iscrive inserendo dati anagrafici, stile, taglia, colore di occhi e capelli e il tipo di indumento ricercato. Entrambi possono monitorare la riduzione del proprio impatto ambientale grazie allo scambio. Dopodiché l’algoritmo confronta le opzioni scelte con la merce a disposizione e consiglia gli articoli più idonei. A quel punto basta selezionare l’alternativa che più rispecchia i propri gusti e si procede al checkout.
L’impatto ambientale della moda
Una soluzione perfetta per arrivare alla decarbonizzazione dell’universo moda, accelerata dalle sempre più stringenti normative europee che entreranno in vigore dal gennaio prossimo. «Utilizzare YCMC significa prolungare il tempo di utilizzo degli indumenti sfruttando appieno il potenziale inespresso dei nostri armadi – afferma Sara Loppo, ceo di Mastra Sa’ –. Il carattere rivoluzionario del nostro progetto consiste non nell’immettere sul mercato nuovi tessuti sostenibili (che comunque un impatto ambientale, seppur minimo, lo producono), bensì nell’innovare un modello di consumo neutralizzando l’impronta di carbonio. Nostri partner ideali sono i campioni dell’e-commerce, le grandi catene e i brand più rinomati che non possono ignorare le nuove esigenze della clientela: attenzione alla sostenibilità, capacità di spesa ridotta».
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