Nascono gruppi da 20-22 professionisti che, insieme, gestiranno tra i 20 e i 25 mila pazienti. Servizio garantito 7 giorni su 7 e, nei giorni feriali, dalle 8 alle 20
Conto alla rovescia per la riorganizzazione che, promettono gli addetti ai lavori, «dal primo gennaio stravolgerà la medicina di base permettendo ai piemontesi di beneficiare di un servizio garantito 7 giorni su 7 e, nei giorni feriali, dalle 8 alle 20». Tutto questo, però, solo se le Asl regionali entro fine anno formalizzeranno, come dovrebbero, il nuovo modello, come prevede l’accordo sindacale siglato lo scorso maggio tra Regione e sanitari di Medicina generale (Mmg).
Da un punto di vista formale, infatti, il contratto di convenzione tra sanità pubblica e Mmg viene sottoscritto direttamente dalle Aziende Sanitarie Locali che, nel caso specifico, hanno il compito di rivedere l’organizzazione del lavoro creando le «aggregazioni funzionali territoriali» (Aft), ovvero équipe di medici di famiglia che lavorano a sistema superando lo schema attuale. E non è cosa da poco, visto che di fatto manca un mese dall’avvio della riorganizzazione.
«Tutti i medici di base entreranno a far parte di gruppi da 20-22 professionisti che, insieme, gestiranno tra i 20 e i 25 mila pazienti — spiega Roberto Venesia, segretario regionale di Fimmg Piemonte, la Federazione italiana medici di medicina generale —. Così facendo, pur continuando ad seguire principalmente i propri assistiti, che ovviamente continueranno a poter scegliere il proprio professionista di fiducia, noi sanitari saremo messi dentro una rete più ampia, che permetterà la condivisione informatica delle cartelle cliniche» e nella quale rientreranno anche le guardie mediche.
Il che significa che, «quando visiteremo qualcuno che non è iscritto al nostro studio — precisa ancora Venesia — potremo conoscere bene la sua storia e, quindi, consigliarlo e curarlo al meglio». Un bel passo avanti, insomma. E non è tutto. «Il nuovo modello ci permetterà anche estendere la gestione integrata delle patologie, come oggi facciamo con il diabete, anche altre situazioni croniche — prosegue il segretario regionale di Fimmg —. Così facendo, per esempio, una volta identificati i pazienti ad alto rischio cardiovascolare, malattia che causa il più alto tasso di decessi tra le persone che hanno dai 40 ai 60 anni, potremo monitorarli puntualmente alzando il livello di prevenzione».
Le Aft, quindi, concorreranno concretamente «al successo dei progetti di medicina di iniziativa attraverso il lavoro di squadra, alla collaborazione del personale di studio e alla gestione dei dati». Il nuovo schema, perciò, dovrebbe costituire il primo importante tassello di quei nuovi servizi territoriali annunciati da tempo, contribuire a decongestionare almeno una parte delle file nei pronto soccorso e, soprattutto, ridurre le liste di attesa per quei settori rispetto ai quali le Aft riusciranno davvero ad avviare un modello di prevenzione grazie alla diagnostica di primo livello. Come oggi avviene per il diabete, appunto.
Il condizionale però resta d’obbligo, almeno tra i medici di base che si dicono preoccupati dell’attuale (almeno apparente) immobilismo delle Asl che, invece avrebbero avuto tutto il tempo di mettersi all’opera, visto che l’accordo integrativo regionale è stato firmato con tutte le sigle sindacali del comparto (Fimmg, Smi, Snami) più di sei mesi fa. Accordo integrativo, peraltro, che mancava da un ventennio. «Da maggio a oggi ci sarebbe avremmo potuto lavorare bene e senza correre — conclude Venesia —. Ora, a meno di un mese dalla scadenza definita per l’avvio del progetto, non c’è più tempo da perdere e le Asl devono coinvolgerci: dobbiamo ancora definire come distribuire i turni di lavoro».
E certamente, in un territorio come il Piemonte, dove servirebbero 4 mila medici di base ma ce ne sono poco meno di 2.800, e dove mancano 2 pediatri su tre, riorganizzare il settore resta l’unico modo, almeno nel breve e medio periodo, per garantire un servizio adeguato ai bisogni di salute dei cittadini. Basti pensare che solo nell’area metropolitana di Torino mancano 200 medici (di cui 70 in Torino città) e che ne servirebbero altri 46 all’Asl To3, 60 alla To4 e 24 alla To5.
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