Ci sono momenti che restano per sempre impressi nella memoria collettiva, e uno di questi è senza dubbio il 28 agosto dell’edizione olimpica di Atene 2004, quando la squadra Nazionale di cui Fabrizia D’Ottavio ha fatto parte vince per la prima volta in assoluto una medaglia olimpica nella Ginnastica Ritmica per l’Italia.
«Quel giorno è ancora vividissimo nei miei ricordi e il più delle volte non mi capacito di come siano passati già 20 anni», racconta l’ex Farfalla D’Ottavio ai nostri microfoni. «Avevo 19 anni, ero la più “grande” del gruppo, e quel giorno ho pianto per la prima volta di gioia.»
Lei e tutta la squadra Nazionale dell’Italia di Ritmica composta anche da Elisa Blanchi, Marinella Falca, Daniela Masseroni, Elisa Santoni e Laura Vernizzi, in Grecia diventano leggenda e scrivono una pagina fondamentale per questo sport in Italia.
Un po’ di contesto: la Ritmica italiana prima di Atene 2004
La nazionale di Ritmica (non con questo esatto sestetto, bisogna sottolinearlo) negli anni precedenti ai Giochi Olimpici del 2004 trova con timida fermezza lo spazio per affermarsi tra le grandi del pianeta, accarezzando tante volte la medaglia senza poterla indossare.
I primi riconoscimenti sui campi più importanti a livello internazionale arrivano nel 2003 con due bronzi agli Europei di Riesa e due bronzi mondiali nelle specialità a Budapest, dove per un soffio non ne arriva un terzo nel concorso generale, in quanto l’Italia arriva quarta con punteggio a parimerito con la Bielorussia ed è costretta a cedere il passo e la medaglia di bronzo a quest’ultima.
Queste medaglie riportano le azzurre della Ritmica sul podio mondiale dopo ben dodici anni di assenza: è il preludio di un periodo proficuo e positivo che continua ancora oggi.
L’arrivo ad Atene della giovane squadra azzurra
Al Galatsi Olympic Hall di Atene le azzurre D’Ottavio, Blanchi, Falca, Masseroni, Santoni e Vernizzi approdano ai Giochi Olimpici quasi come outsider: una formazione da tenere d’occhio, certo, ma su cui pochi avrebbero scommesso prima del 26 agosto 2004. Il secondo posto di qualifica di quel giorno, invece, rende chiaro a tutti il livello delle azzurre, che si conferma tale anche in finale.
Fabrizia D’Ottavio considera: «Credo che in pochi temessero davvero un nostro assalto al podio, eppure da quel giorno è iniziato un percorso di crescita e affermazione meraviglioso, grazie al quale l’Italia è diventata una squadra da battere e una scuola a cui ispirarsi.»
Una finale perfetta
La finale olimpica inizia per le azzurre con i nastri rossi e gli unitard bianchi sulle note dell’incalzante colonna sonora del film Speed. Con esso l’Italia mostra al mondo originalità e precisione, e il 24.150 ottenuto (molto migliore rispetto al 22.850 di qualifica) fa tremare colossi come Bielorussia e Bulgaria e avvicina pericolosamente le azzurre a un mostro sacro della disciplina: la squadra della Russia.
Se l’esercizio ai 5 nastri ha destato l’attenzione generale, il misto con 3 cerchi e 2 palle sulle note del “Principe d’Egitto” conquista il mondo e fa entrare nella storia sia la creatività di Emanuela Maccarani che la prestazione sportiva del quintetto che l’ha portato in pedana. I seimila spettatori nell’arena greca hanno guardato Blanchi, D’Ottavio, Falca, Masseroni e Santoni col fiato sospeso durante gli scambi. Nell’arena si alterna un silenzio attento prima dei momenti più delicati, ad applausi e urla liberatorie dopo i passaggi più spettacolari eseguiti correttamente. E sono proprio gli applausi ad avvolgere la Squadra Nazionale dell’Italia in un lungo saluto alla fine di quell’esercizio.
Con l’uscita del punteggio è chiaro che ci sia medaglia certa: lo conferma un 25.300 che non lascia più spazio alle avversarie di prendere terreno. La Russia è prima, la Bulgaria arriva al bronzo e l’argento olimpico è per la prima e unica volta nella storia dell’Italia.
Il racconto di Fabrizia D’Ottavio
«Della finale ho dei “flash” in particolare che porto nel cuore: la posa iniziale di cerchi e palle in penchè, petto a petto con Marinella [Falca ndr.], lo sguardo fisso per mantenere l’equilibrio mentre la gamba di terra mi trema un po’ per l’emozione. Le nostre mani strettissime, bollenti, mentre poggiamo incredule il piede destro sul podio. Il momento in cui lascio andar via la tensione ridendo e rischio di far cadere dalla testa la corona d’alloro appena ricevuta», sono le parole bellissime che Fabrizia D’Ottavio ha rilasciato ai nostri microfoni riguardo a quella magica Olimpiade di Atene 2004.
«Ad oggi, quel rovente pomeriggio d’agosto mi ha lasciato due doni preziosissimi per i quali sarò sempre grata: il legame insostituibile con le mie compagne di squadra, che è tutt’ora una costante sicura nell’avvicendarsi di ogni nuovo capitolo della mia vita.
E poi la consapevolezza di aver contribuito alla nascita di quello che non è soltanto un soprannome, un titolo di giornale, ma un simbolo bellissimo che racchiude tutta la forza di un sogno, di un percorso, di una grande passione e che ancora oggi, come vent’anni fa, ispira e guida centinaia di ginnaste nel loro viaggio: le Farfalle.»
Ad Atene è anche la prima volta che la Ginnastica italiana è salita sul podio sia con la Ritmica che con l’Artistica (grazie al bronzo agli anelli di Juri Chechi e l’oro alla sbarra di Igor Cassina), e da allora si è verificato solo altre tre volte nella storia: a Londra 2012, Tokyo 2021 e Parigi 2024. Ma questa è un’altra storia!
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