Festa della Toscana 2024: Mazzeo, unire coraggio del cambiamento e visione umana

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30 Novembre 2024

La seduta solenne del Consiglio regionale al cinema della Compagnia. L’intervento del presidente dell’Assemblea legislativa, del professor Paolo Galluzzi, della professoressa Sabina Nuti e del presidente della Regione Eugenio Giani

Comunicato stampa n. 1250 – 1251 e 1252

di

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Firenze –-“Cosa vuol dire essere toscani oggi”: con questa domanda il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha aperto, al cinema della Compagnia, la seduta solenne del Consiglio regionale della Festa della Toscana 2024, dedicata a genio e innovazione in ricordo del 30 novembre 1786, quando il granduca Pietro Leopoldo abolì in Toscana, primo stato al mondo, la pena di morte e la tortura.

Dopo i saluti e i ringraziamenti al presidente della Regione, Eugenio Giani, alle autorità civili, militari e religiose, ai colleghi consiglieri, alle studentesse e agli studenti delle scuole toscane presenti e un ringraziamento collettivo al questore Auriemma, nel suo ultimo giorno di servizio, il presidente si è soffermato sul significato della toscanità.

“Essere toscani oggi significa – ha detto Mazzeo – essere figli di una terra che ha sempre saputo guardare oltre le frontiere del possibile, una terra che non si è mai accontentata di ciò che era, ma ha avuto il coraggio di immaginare ciò che poteva diventare”, “una terra di arte di cultura” e che “sui diritti non ha niente da imparare”. Poi alcuni dati: “Solo i tre quarti dei paesi al mondo hanno abolito la pena capitale per legge o nella pratica. Nel 2023 ci sono state 1153 esecuzioni in 16 paesi, segnando un aumento del 31% rispetto alle 883 registrate nel 2022.Fin quando ci sarà anche una sola esecuzione nel mondo, noi in Toscana non ci fermeremo mai di dire che non si risponde alla violenza con altra violenza”.

In nome della “capacità di unire il coraggio del cambiamento con una visione profondamente umana, tratto distintivo della nostra terra”, Mazzeo ha ripercorso le  scoperte di alcuni grandi del passato come “Galileo Galilei che, con il suo cannocchiale, rivoluzionò il nostro modo di vedere il mondo ed ebbe il coraggio di guardare oltre, sfidando i dogmi del suo tempo”; “Leonardo da Vinci, simbolo universale del genio umano,” “immaginò macchine volanti, congegni idraulici e soluzioni tecniche che sarebbero diventate realtà solo secoli dopo” e ancora, “il Rinascimento, quando la Toscana insegnò al mondo che la bellezza può essere una forma di progresso con artisti come Michelangelo e Botticelli” e “la Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, realizzata da Filippo Brunelleschi, esempio straordinario della capacità della Toscana di unire innovazione tecnica e visione umana”. “Questi esempi, secondo il presidente, ci tramandano due insegnamenti: “ogni grande sfida contiene in sé l’opportunità di un progresso rivoluzionario e l’innovazione non nasce mai dal conformismo, ma dal coraggio di immaginare cose inimmaginabili”.

Poi, uno sguardo al presente: “Oggi siamo chiamati ad affrontare importanti sfide globali: il cambiamento climatico, la rivoluzione digitale, la sostenibilità ambientale e non pensiamo di dare risposte usuali. La Toscana con la sua tradizione di ingegno e creatività può essere un punto di riferimento che unisce passato e futuro, scienza e umanesimo. Da qui l’idea di dedicare questa giornata al tema del Genio e dell’innovazione”. “La scelta di Pietro Leopoldo – continua – ci ha insegnato che il progresso non si misura solo in termini di efficienza o potere, ma soprattutto in termini di giustizia, dignità e rispetto per l’essere umano e oggi dobbiamo domandarci se questa tecnologia ci rende più umani, se ci aiuta a costruire un mondo più giusto, offrendoci maggiore libertà, e se la risposta è sì, allora stiamo seguendo la strada giusta, altrimenti dobbiamo cambiare direzione”.

Mazzeo cita alcuni campi in cui l’intelligenza artificiale è usata ma dove è imprescindibile anche l’intervento umano, dalla sanità “per diagnosticare malattie precocemente e personalizzare le cure, ma l’umanità dei medici e degli operatori sanitari resta centrale”;  nell’educazione, dove “la digitalizzazione permette agli studenti di accedere a strumenti di apprendimento personalizzati, ma senza perdere il legame con il sapere umanistico” o all’agricoltura, dove “i sensori intelligenti migliorano la sostenibilità, ma il cuore del lavoro resta nelle mani di chi conosce e ama la terra”.

Il presidente chiude il suo intervento con un invito ai futuri governanti “chiunque governerà qui, in un mondo che cambia velocemente, dovrà avere chiaro che serve essere visionari, coraggiosi, ma ricordando sempre le proprie radici, i nostri valori e le nostre identità, coltivare il talento e valorizzare la creatività”.

Ai ragazzi e alle ragazze in sala dice che “Il futuro è una pagina bianca e tocca a voi avere la forza e il coraggio di scriverlo insieme. Servono le vostre idee, servono i vostri sogni, servono le vostre speranze. Non abbiate paura di sbagliare, di fallire, è una fase di crescita. Abbiamo alle spalle una storia che vi dà radici solide e vi lascia liberi di spiccare il volo verso orizzonti nuovi. Non è un caso che Umanesimo, Rinascimento, e la stessa lingua italiana moderna con Dante Alighieri, Petrarca e Boccaccio siano nate in Toscana. Non è un caso che la prima connessione a Internet italiana sia avvenuta a Pisa”.

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L’intervento di Paolo Galluzzi

Garantire condizioni favorevoli di competitività e di innovazione, senza dimenticare il benessere sociale, un’esigenza avvertita storicamente in Toscana dai diversi governi che si sono succeduti. A dimostrarlo due casi esaminati, durante la seduta solenne della Festa della Toscana, dal professor Paolo Galluzzi, storico della scienza: “Pietro Guerrini relativo alla dinastia medicea e Giovanni Targioni Tozzetti al tempo di Pietro Leopoldo”.

Il professore racconta il viaggio di esplorazione tra i 1682 e il 1686 affidato a Pietro Guerrini, nativo di Marradi, “lo potremmo definire oggi – afferma – un viaggio di spionaggio industriale per capire cosa avveniva nei paesi più avanzati e poi riferire, così da fornire gli strumenti per misurare il livello di avanzamento delle proprie infrastrutture produttive”.  “L’istruzione che gli viene consegnata è molto precisa – cita Galluzzi da un documento granducale – ‘tenendo sua altezza Cosimo terzo sempre il pensiero rivolto al beneficio dei suoi Stati per il comodo sollievo dei suoi sudditi ha promosso la missione di Guerrini negli Stati più colti di Europa perché osservi quanto abbiano di industrioso e singolare in ogni genere di fabbrica, operazioni meccaniche, strumenti per il maneggio delle acque correnti o stagnanti’. Questo è il compito assegnato al funzionario”.  Dal carteggio di Guerrini emerge, l’importanza di “emulare quei processi per riportare la Toscana dove doveva stare” e della “relazione stretta, diretta, immediata tra sviluppo delle applicazioni, capacità produttiva moderna e benessere delle popolazioni”.

Il secondo esempio ricordato è quello del botanico e medico Giovanni Targioni Tozzetti che seguì un metodo diverso perché non viaggiò in Europa, come Guerrini, ma solo in Toscana, per capire le potenzialità dei diversi territori, i metodi utilizzati in agricoltura, sottoponendoli a critica per vederne limiti e suggerire miglioramenti. “Tozzetti – continua il professore – non si limita a denunciare i limiti sul piano tecnico e scientifico delle pratiche agricole in uso, ma parla anche delle conseguenze sociali” ad esempio dei “disboscamenti eccessivi che provocano le frane e le erosioni drammatiche per le popolazioni e per le produzioni agricole e denuncia anche il disinteresse, anche dei grandi proprietari latifondisti, per lo sviluppo e la produttività dei terreni”.

“Il paradigma benessere sviluppo legati strettamente, insieme all’innovazione, produce effetti benefici – afferma il professore. – Oggi competitività e innovazione si muovono con logiche e ritmi molto diversi dei momenti ai quali ho fatto riferimento però è ancora valido il concetto di innovazione come bene prezioso che si traduce in sviluppo competitivo e benessere diffuso solo in società che investono in sistemi di formazione diffusi, ma selettivi, e che siano in grado di compiere investimenti prolungati nel tempo”.

 

Gli interventi di Sabina Nuti e Eugenio Giani

“Tra genio e talento mi piace di più parlare in termini di talenti. Chi collega il proprio talento con l’impegno e con la fatica riesce fare la differenza”, esordisce la rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Sabina Nuti, che richiama un paragone di Arthur Schopenhauer, “il quale diceva che un talento riesce a colpire un bersaglio che nessun altro può colpire, mentre un genio riesce a colpire un bersaglio che nessun altro può vedere”. E sui talenti deve saper puntare la Toscana, afferma con forza la rettrice della Scuola Sant’Anna in tutto il proprio intervento. “Per secoli, nei millenni passati, l’aspettativa di vita media è rimasta più o meno la stessa, una sorta di linea piatta, all’inizio era intorno ai trent’anni. Negli ultimi centocinquant’anni, questa linea comincia ad impennarsi: oggi in Toscana siamo a 83,3 anni di aspettativa di vita. Tutto questo è frutto della scienza, intesa come processi di studio e applicazioni di metodi sistematici, frutto di un sistema culturale che si è aperto al confronto. Una serie impressionante di scoperte e innovazioni ha sconvolto la società”. Cita quelle più recenti: “Tv, computer, telefono cellulare, internet, gps. Le innovazioni segnano il passo del progresso, sono sempre il frutto di una squadra di ricercatori e ricercatrici, mai di un singolo, sempre di un team. La scienza per progredire ha bisogno del confronto tra pari, perché ognuno possa mettere il mattone per la costruzione di un futuro comune. È la comunità degli scienziati che fa crescere il sapere”.

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Secondo Sabina Nuti, “non dobbiamo aver paura della scienza, né dell’intelligenza artificiale, nella misura in cui manteniamo libera e indipendente la ricerca, facilitiamo lo scambio dei dati e delle informazioni, rafforziamo gli investimenti pubblici nella ricerca in tutti i campi”. Servono, appunto, investimenti pubblici e privati, “per fare in modo che l’innovazione non diventi proprietà privata di qualcuno, a scapito di altri, ma ricchezza condivisa. È importante che sia il soggetto pubblico a garantire la libertà della ricerca, come garante della collettività. L’Italia – segnala la rettrice – investe globalmente l’1.5 del Pil, meno della metà della Germania, è fanalino di coda in Europa con Romania, Malta, Lettonia, Cipro e Bulgaria”. Per non disperdere i giovani talenti, “è necessario combinare il merito e il talento con la mobilità sociale. Il problema della scarsa mobilità sociale è enorme. La Toscana si impegna enormemente a ridurre l’abbandono scolastico e ha un sistema formativo forte. Se vuole essere terra capace di accogliere e far crescere i talenti, deve inserirli in questo sistema”. E vincere un clima culturale distorsivo: “C’è tanta paura tra i ragazzi – assicura –, anche perché essere bravi a scuola oggi non è più di moda”. E invece, “bisogna stimolare soprattutto i ragazzi che vivono nelle aree interne. Il percorso dello studio è l’unico che può creare un contesto capace di salvare questa terra e salvare il resto del mondo. Abbiamo bisogno di investimenti congrui – conclude Sabina Nuti –, di impegno non solo del pubblico, ma anche del privato. Serve una maggiore equità intergenerazionale. Facciamo in modo che la Toscana diventi terra di genialità diffusa”.

Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha tenuto l’intervento conclusivo, concentrandosi sulla figura del Granduca Pietro Leopoldo, “il Granduca delle riforme, l’uomo che modernizza la Toscana”. Ricorda che “era cresciuto in un clima culturale intriso di ciò che era nuovo e stava nascendo” e il suo contributo decisivo alla modernizzazione della Toscana: “In venticinque anni, abbatte la carestia perché abbatte le barriere doganali; cambia il lavoro, inventa la camera di commercio, superando le arti e le corporazioni; avvia un processo formativo per la scuola pubblica; in sanità afferma principi nuovi, tanto che la Toscana diventa modello in Italia e in Europa; indica la strada delle comunità e gira nei territorio per conoscere direttamente e poter agire”.

La Festa della Toscana, dice ancora Giani, “non è una rievocazione, il messaggio di civiltà che lanciamo da venticinque anni in questa occasione parla al mondo di oggi e al mondo di domani. La Toscana, è la regione dell’Umanesimo, aspira ad essere la terra dei diritti. E questa edizione, con il bel programma che ci propone e anche la qualità dei presenti oggi in sala ci confermano che sta diventando sempre di più la Festa di tutta la Toscana”.

Al termine della seduta solenne, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, ha consegna sia a Paolo Galluzzi che a Sabina Nuti il ‘Festina lente’, in ricordo del simbolo privilegiato da Cosimo I de’ Medici, con la tartaruga come segno della prudenza e la vela come simbolo del guardare sempre avanti.

Gli ospiti infine, accompagnati dai figuranti del corteo storico fiorentino si sono recati fino all’arengario di palazzo Vecchio, dove si sono concluse le celebrazioni della giornata d’apertura di questa edizione della Festa della Toscana.

Questo pomeriggio, torna ‘Palazzo Aperto’: il Consiglio regionale si apre ai cittadini con visite guidate e gratuite. Le prenotazioni sono andate esaurite in poche ore.

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(testo a cura di Benedetta Bernocchi e Sandro Bartoli)

 

Le dichiarazioni in video

La dichiarazione di Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale

 

La dichiarazione di Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana

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La dichiarazione di Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore sant’Anna di Pisa

 

La dichiarazione di Paolo Galluzzi, Accademia dei Lincei

 

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La galleria fotografica

 

Qui le immagini della fotografa Ilaria Costanzo

 

Responsabilità di contenuti, immagini e aggiornamenti a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana



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