Sentenza del Tar a febbraio
La sentenza del Consiglio di Stato sulle aree idonee, impone una revisione anche alla Puglia.
Completato l’iter delle audizioni pubbliche e raccolto un centinaio di proposte sulla piattaforma Pugliapartecipa, ora al vaglio degli uffici tra gli assessorati Sviluppo economico, Urbanistica, Ambiente e Agricoltura, i tempi stretti inizialmente preventivati per approvare le nuove “Disposizioni per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili” subiranno uno slittamento.
La conferma arriva dall’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci: “Un’ordinanza del Consiglio di Stato ci impone delle revisioni”.
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Lo stop del Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato, dopo il ricorso presentato da una società di impianti a energie rinnovabili (che intendeva potenziare e sostituire macchinari utilizzati con altri più efficienti in una serie di parchi eolici in diverse regioni meridionali), ha emesso l’ordinanza 4298 del 14 settembre.
Il dispositivo sospende l’efficacia dell’art. 7 comma 2, lettera c) del Dm 21 giugno 2024 (ovvero il Decreto Aree Idonee) che dà alle Regioni la “possibilità di fare salve le aree idonee di cui all’art. 20, comma 8” del d.Lgs. n. 199/2021. Queste aree rimarranno disciplinate dall’art. 20 comma 8 del d. lgs. n. 199/2021 sino alla pubblicazione della sentenza di merito che sarà pronunciata dal Tar il 5 febbraio 2025.
La norma in questione, spiega il Consiglio, non appare pienamente conforme all’art. 20, comma 8, del d. lgs. 199/2021, che già elenca le aree idonee: poichè tale disciplina è di livello primario, una più restrittiva disciplina regionale potrebbe essere incompatibile. Inoltre, scrive il Consiglio, nell’ottica di un quadro normativo semplificato la disposizione sospesa potrebbe andare in senso contrario introducendo una componente di incertezza.
La disposizione sospesa (art. 7, comma 2, lettera c) conferiva alle Regioni la possibilità di escludere alcune aree già classificate come idonee dalla normativa nazionale. Una scelta che ha sollevato preoccupazioni per il rischio di generare disparità territoriali e ritardi nei progetti di ripotenziamento, soprattutto nel settore eolico.
Verso un quadro normativo più armonizzato?
“È fondamentale evitare frammentazioni territoriali che possono ostacolare il raggiungimento degli obiettivi climatici e penalizzare gli investimenti nelle rinnovabili. Il nostro Paese non può permettersi rallentamenti nella lotta al cambiamento climatico”. Così Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento Free (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) che raccoglie 25 associazioni che promuovono lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni.
“Una maggiore coerenza fra i provvedimenti autorizzativi e quelli di supporto allo sviluppo delle rinnovabili, come l’energy release o il futuro Fer X, consentirebbe di ridurre i costi per lo Stato e d’offrire alle imprese energia a prezzi minori, come già avviene in Paesi come la Spagna”.
La sospensione, valida fino alla sentenza di merito, prevista per il 5 febbraio 2025, offre, a giudizio del Coordinamento Free, “un’importante opportunità per il legislatore di rivedere l’attuale normativa” e garantire che le disposizioni siano in linea con il Dlgs 199/2021, che mira a favorire una rapida espansione delle fonti rinnovabili: “Chiediamo al Governo e alle Regioni di lavorare insieme per superare queste criticità e assicurare che le procedure di individuazione delle aree idonee siano snelle, trasparenti e quanto più possibile omogenee tra le varie regioni per rispondere in maniera efficiente alle sfide che ci attendono”, aggiunge Piattelli. Il Coordinamento Free inoltre, invita le istituzioni a “sfruttare questo momento per rafforzare la fiducia degli operatori del settore e delle comunità locali verso una transizione energetica giusta e partecipata; fiducia che passa anche e soprattutto attraverso la definizione di regole chiare, omogenee e rispettose degli obiettivi nazionali. Tutti elementi imprescindibili per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili e garantire la sicurezza energetica, la competitività al nostro Paese e la sua rapida decarbonizzazione”.
Ricadute sulla legislazione pugliese: inutile tutto il lavoro fatto
Tra gli obiettivi del disegno di legge pugliese, composto da dieci articoli, quello di garantire il contrasto al cambiamento climatico, la soddisfazione del fabbisogno energetico regionale, valorizzando al meglio l’impiego di energia da fonti rinnovabili, nonché favorire la decarbonizzazione del sistema energetico e industriale regionale.
“Il Consiglio di Stato ha emesso una determinante e vincolante pronuncia che limita e determina il ruolo della Regione Puglia sul tema della individuazione delle aree idonee all’installazione degli impianti a fonti rinnovabili”. Così il consigliere regionale Antonio Paolo Scalera (La Puglia Domani), vicepresidente della V Commissione Ambiente che ha portato all’attenzione dei lavori della IV Sviluppo economico e V Commissione il provvedimento emesso dalla quarta sezione del Consiglio di Stato. “Sebbene la Regione Puglia non si è costituita nel giudizio in cui è stata emessa tale ordinanza, immediatamente esecutiva, non possiamo non tenerne conto. Si tratta di una ordinanza cautelare adottata dal Consiglio di Stato a seguito di un ricorso proposto, tra gli altri, anche da Elettricità Futura, in un giudizio promosso contro diverse Regioni, tra cui la Regione Puglia che, come già detto, non si è costituita”.
Scalera spiega: “Il Consiglio di Stato testualmente che ‘la norma in questione appare non pienamente conforme all’art. 20, comma 8, del d. lgs. 199/2021, il quale già elenca le aree contemplate come idonee: in tale disciplina di livello primario non sembra possa rinvenirsi spazio per una più restrittiva disciplina regionale. In buona sostanza, secondo tale ordinanza immediatamente esecutiva, il potere di individuare le aree idonee è di esclusiva competenza statale, per cui, fino all’emissione della sentenza di merito, la Regione non può adottare una disciplina più restrittiva rispetto a quella nazionale in merito alla individuazione delle aree idonee alla installazione di impianti a fonti rinnovabili. Ne deriva necessariamente che deve essere sospeso l’iter avviato nelle commissioni IV e V sullo schema di disegno di legge regionale per l’individuazione delle aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Pertanto, nell’immediato deve essere sospeso il processo partecipativo avviato e, quindi devono essere sospese le audizioni e le richieste di osservazioni potendo tutto il lavoro finora svolto risultare inutile e l’attività propedeutica inutilizzabile. Ho chiesto – ha concluso Scalera – che agli atti di questa commissione venga acquisita l’ordinanza n. 07104 del 2024 Consiglio di Stato sezione 4”.
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Sospeso il dibattito, le questioni restano aperte
Lo stop potrebbe essere utile a sciogliere altri nodi. Uno lo ha sollevato il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani.
“Non è vero che il disegno di legge per delimitare le aree idonee per nuovi impianti eolici e fotovoltaici riguarda solo quelli a terra. La Regione getta la maschera e lascia maglie troppo larghe per l’approdo a terra, gli scavi e la connessione alla rete elettrica degli impianti eolici galleggianti da installare in mare. Si tratta di opere molto impattanti, che comportano consumo di suolo e sfregio permanente al paesaggio costiero. Noi invece chiediamo paletti ferrei a tutela delle aree di pregio e fragili delle nostre litoranee, e lo facciamo con otto emendamenti al ddl aree idonee, bloccato nelle Commissioni Ambiente e Sviluppo economico del Consiglio regionale. In particolare, chiedo un alt a cavidotti, punti di approdo, stazioni elettriche lato mare e buche giunti delle centrali eoliche offshore. Ci allarma l’enorme numero di istanze piovute per impianti anche giganteschi lungo le nostre coste, come quello progettato nello specchio di mare tra Otranto, Santa Cesarea Terme, Castro, Tricase e Leuca, con 90 pale da quasi trecento metri di altezza”.
Come sottolinea il consigliere, l’articolo 6, comma 1, del decreto in discussione merita particolare attenzione per garantire una definizione chiara delle aree idonee e non idonee per le opere connesse alle centrali del vento in mare. “Per quanto la prevista tecnologia di trivellazione orizzontale controllata riduca l’impatto delle infrastrutture, vanno tenute in considerazione le conseguenze ambientali, specialmente in contesti di elevato pregio naturalistico e paesaggistico. Un esempio? Il parco naturale regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca interessato dal progetto di Odra Energia, che prevede l’approdo in località La Fraula a Santa Cesarea Terme. Lo studio d’impatto ambientale e i pareri emessi da Ispra e Ministero dell’Ambiente ad aprile scorso rilevano forti criticità, perché verrebbero realizzate buche d’ingresso e uscita in zone soggette a vincoli paesaggistici, idrologici, botanici, e persino a rischio idrogeologico. Parliamo di ben 16 elettrodotti da interrare, che emaneranno campi elettromagnetici con impatti sul mare e sulla salute, senza considerare che nell’area individuata per l’approdo ci sono 28 abitazioni e diverse strutture ricettive”.
Come nota il capogruppo regionale, posto che l’obiettivo di produzione energetica da fonti rinnovabili imposto entro il 2030 alla Puglia è di ulteriori 7 gigawatt (rispetto ai 6 già generati, mentre i progetti in esame al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica svilupperebbero 90 gigawatt), il futuro disegno di legge “deve rappresentare l’occasione per mettere punti fermi nella pianificazione regionale, a salvaguardia di tutte le aree fragili e di particolare pregio”.
Oltre alla tutela delle zone paesaggistiche con valore naturalistico e culturale, l’installazione di opere impattanti, dovrà trovare un delicato equilibrio nelle aree agricole minacciate dall’invasione di impianti agritovoltaici,
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Scenari di sviluppo green attraverso le rinnovabili
La transizione verso fonti energetiche sostenibili come il solare, l’eolico, le biomasse e l’idroelettrico, rappresenta non solo una risposta efficace per ridurre le emissioni, ma è anche la chiave per assicurare un futuro energetico sicuro e resiliente. La desertificazione, l’impoverimento dei suoli e la riduzione delle risorse idriche per usi potabili, agricoli e industriali sono solo alcune delle conseguenze più gravi del cambiamento climatico e dell’impatto umano sull’ambiente. Le fonti fossili sono tra le principali responsabili delle emissioni di gas serra che contribuiscono all’innalzamento delle temperature, con conseguenti eventi estremi come siccità, inondazioni e ondate di calore.
E’ quanto emerso nel corso dell’incontro organizzato da Legambiente Puglia e dal Distretto produttivo delle energie rinnovabili “La Nuova Energia” al Politecnico di Bari, durante il quale si è discusso di quelle che sono le prospettive per la strategia energetica in Puglia, con riferimento al ddl 222 del 23/10/24, relativo all’individuazione delle aree idonee per l’installazione di a fonti rinnovabili. Sono stati coinvolti numerosi attori, come Confindustria Puglia, Acli Terra e Cgil Puglia. Tutti hanno illustrato le proprie osservazioni per migliorare il testo proposto dalla Regione Puglia.
In particolare, Legambiente ha messo in evidenza la necessità di favorire il processo di decarbonizzazione, con il conseguente abbandono di tutti i combustibili fossili, anche del gas. In secondo luogo, è emersa la necessità procedere con un’attenta e precisa pianificazione che non può arrivare “solo” fino al 2030. E’ doveroso immaginare che la programmazione debba contemplare e disegnare un percorso con traguardo al 2050. In quest’ottica, fondamentale l’individuazione delle aree idonee, il cui Piano è necessario che faccia riferimento ad un Piano Energetico e Ambientale Regionale (Pear) già innovato, e non il contrario.
Nel corso del dibattito, Legambiente ha evidenziato un altro aspetto fondamentale, relativo al paesaggio, che non può e non deve essere considerato come forma immutabile, da conservare identico a se stesso. Ne sono un esempio gli elettrodotti, che oggi fanno parte integrante del paesaggio esistente, con impatto negativo sotto diversi punti di vista. Impianti da fonti rinnovabili, con la previsione di cavidotti sostitutivi, ad esempio, hanno le potenzialità per divenire elementi catalizzati nella riqualificazione del paesaggio stesso. È emerso, inoltre, come la sinergia e la compattezza con tutti gli stakeholder sugli obiettivi da raggiungere sia indispensabile per accelerare la transizione energetica in Puglia e attivare una politica industriale green.
“Purtroppo siamo in ritardo sulla tabella di marcia – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – L’Europa ci chiede un impegno concreto verso la transizione energetica e noi tutti siamo chiamati ad agire il più velocemente possibile. Il settore delle rinnovabili inoltre può rappresentare uno dei motori dell’occupazione verde in Puglia ed è anche per questo che bisogna lavorare bene per tutelare l’ambiente ma anche per arricchire l’offerta di lavoro e invitare sempre più giovani ad abbracciare professioni green”. “Ci aspettavamo un Piano delle aree idonee più coraggioso, da parte della Regione Puglia, uno strumento – ha aggiunto Daniela Salzedo, presidente di Legambiente Puglia – che potesse avviare in maniera efficace ed efficiente la rivoluzione energetica che noi tutti aspettiamo. Una delle principali criticità riguarda l’eccessiva burocratizzazione delle procedure, che andrebbero snellite, per incentivare così la realizzazione di impianti su tutto il territorio. Il Piano delle aree idonee, infine, è necessario affinché tutti i settori produttivi possano essere resi autonomi da un punto di vista energetico, quindi è necessario che vengano realizzati gli impianti e in questo le prescrizioni contenute nel piano regionale sono positive, ma poteva essere fatto di più”.
“Per la Puglia oggi non è l’anno zero perché la regione è già leader in Italia nel settore delle rinnovabili. Ci sono già 10mila addetti rappresentati dal distretto, nelle micro imprese e tra i professionisti qualificati, che vivono il territorio. Ma in gioco – ha detto Beppe Bratta, presidente del Distretto La Nuova Energia – ci sono i prossimi dieci anni del settore, che sarà determinato anche in virtù della competenza individuata dalla Regione. Al centro della questione c’è lo sviluppo economico delle rinnovabili, al pari della tutela ambientale e dello sviluppo socio economico del territorio. Ecco perché le scelte devono essere condivise in funzione della sostenibilità territoriale. La Puglia ha come obiettivo circa 7giga di potenza e attualmente sono già stati presentati progetti che valgono 10 volte tanto questo valore. Ecco perché le decisioni politiche devono essere indirizzate da scenari di sviluppo del settore delle rinnovabili, che vedono al centro il benessere socio economico delle persone, delle imprese del territorio e la tutela ambientale”.
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