Jean-Baptiste Salumu, direttore dell’associazione Muungano di Goma.
Nell’ampio cortile dell’Atelier Muungano, a Goma, alcuni ragazzini giocano a restare in equilibro sul chukudu, un sorta di “monopattino” di legno di grandi dimensioni che gli abitanti di Goma usano come mezzo per trasportare qualunque cosa, diventato il simbolo del capoluogo del Nord Kivu (tanto che gli è stato dedicato un monumento al centro di una pizza). Altri ragazzi, nelle loro tute da lavoro, sono intenti.a fissare chiodi, sistemare e accastare assi di legno. Ogni giorno, in questo centro di formazione professionale i ragazzi congolesi apprendono un mestiere che permetterà loro di di farsi strada e costruirsi un futuro in questo Paese, la Repubblica democratica del Congo, dove la disoccupazione giovanile è altissima.
«Karibu», benvenuti: Jean-Baptiste Salumu accoglie nel suo ufficio con il tipico saluto swahili l’équipe della Ong Coopi. «Muungano è una parola swahili che significa solidarietà», spiega il direttore dell’associzione, che è legata ai padri saveriani e ha un sede anche in Italia, a Parma.«Uno dei fondatori è stato padre Silvio Turazzi, a lungo missionario saveriano in Congo». Muungano è nata nel 1989: ha fondato il suo centro per la formazione professionale dei giovani e poi il centro di salute nel quartiere di Virunga. Prima di entrare nell’associazione, Salumu lavorava nei servizi sociali di Goma, è arrivato a Muungano nel 1994: «Mi occupavo del problema della riunificazione dei bambini separati dalle loro famiglie rifugiate in Congo a seguito del conflitto civile nel vicino Rwanda, nel 1994. Tantissime famiglie sono arrivate a Masisi, nel Nord Kivu, e tante sono state separate. Allora il centro di salute di Muungano ha accolto i bambini rimasti soli per riunificarli ai genitori, nei due anni successivi. Posso dire che l’85% dei nuclei familiari sono stati riuniti».
In quegli anni, tra il 1995 e il 1996, Muungano ha cominciato la collaborazione con Coopi, che è presente in Repubblica democratica del Congo dal 1977: «In quel periodo abbiamo lavorato con la Ong italiana nell’ambito della riunificazione delle famiglie. La seconda tappa della collaborazione è stata dopo la grande eruzione del vulcano Nyiragongo nel 2002: il fiume di lava ha invaso buona parte della città ed è arrivata fino a qua, nel nostro quartiere, nel nostro centro. Allora, l’équipe di Coopi, che veniva dall’Uganda, è venuta qui per aiutarci». Un legame, quello fra Muungano e Coopi, che da allora non si è mai interrotto.
Oggi, il centro di salute di Muungano a Virunga svolge numerose attività, dall consultazione pre-scolastica a quella pre-natale, le ecografie, il servizio ambulatoriale. Il centro per la formazione professionale offre corsi di due anni di falegnameria, costruzioni edili e di alta sartoria. Inoltre, corsi di alfabetizzazione per i tanti giovani che non hanno mai avuto accesso all’istruzione primaria, propedeutici per frequentare poi il corso professionale. «Agli allievi che hanno frequentato il corso di falegnameria offriamo la possibilità di restare qui e svolgere uno stage di perfezionamento: quando ci viene commissionato qualche lavoro loro vengono coinvolti e ricevono un salario in percentuale rispetto alla commissione. Quanto alle allieve del corso di sartoria, noi le mandavamo a svolgere dei lavori presso gli atelier, ma spesso ci sono stati problemi tra loro e i proprietari, alcune ragazze sono rimaste incinte. Allora, oggi, chiediamo i genitori di prendersi l’incarico di cercare loro un atelier dove mandare le loro figlie a lavorare». Il corso per diventare muratori è molto ambito, quando finiscono la scuola, gli allievi trovano facilmente lavoro: nonostante la guerra e lo stato di assedio, Goma è in continua crescita ed espansione, dovunque nella città si vedono palazzi ed edifici in costruzione.
Quest’anno gli studenti sono circa duecento, fra i 16 e i 23 anni. «Fra gli allievi abbiamo tanti ex ragazzini di strada ed ex bambini soldato. Non è facile lavorare con ragazzi che provengono da contesti così difficili. Accogliamo anche alcuni studenti con ritardo mentale, uno di loro, d esempio, ha avuto la meningite, ma ha un vero talento per la falegnameria e svolge benissimo il suo lavoro».
Fra gli allievi, ci sono anche diversi musulmani. «Chi viene qui arriva per apprendere un mestiere, noi siamo un’associazione cattolica, ma accogliamo tutti, senza alcuna distinzione di origine e credo religioso».
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